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  • David Scaroni

Con il cuore si vince


Caro Luca,


te ne sei andato ormai da diversi giorni anche se in realtà, per il senso di vuoto che si percepisce ancora nell’aria, sembrano soltanto pochi minuti.

Chi come me ti ha conosciuto a fondo avrà bisogno ancora di un po’ di tempo per attutire il colpo, la tua scomparsa è per noi tutti un grandissimo dolore e la quantità di persone riunite in Chiesa nel darti l’ultimo saluto lo ha dimostrato ampiamente.





Con te se ne è andato un uomo forte e determinato, nonché un musicista eccelso.






In questi giorni è difficile pensare ad altro imbrogliando la mente con immagini spensierate ma ho provato a riportare alla memoria molti bei momenti passati insieme e mi sono reso conto che tanti ricordi li avevo messi in un cassetto a riposare e ora stanno uscendo piano piano quasi come regalo per non dimenticare - ora che più che mai ne ho bisogno - quanto tu abbia fatto per me con i tuoi gesti e le tue parole.


Mi reputo un musicista fortunato perché ho potuto conoscerti negli anni della mia formazione, ho potuto parlarti di musica, confidarmi per poi scherzare con te, divertirmi, ascoltarti raccontare aneddoti stupendi e infine assaporare la tua musica e il tuo suono in momenti che non dimenticherò mai.

Se penso ai momenti trascorsi insieme ricordo con un sorriso che ai primi corsi musicali ti temevo (credo come un po’ tutti noi giovani) perché ben si sapeva quanto fossi esigente, e posso dire che all’inizio era davvero la paura ad avere il sopravvento sulle mie emozioni positive.

Ma presto capii che in realtà il tuo essere severo si manifestava quando vedevi qualcosa di buono in un allievo e il tuo essere risoluto era il tuo modo di spronare a insistere, a studiare e per raggiungere un obbiettivo.


Non ho mai potuto ringraziarti per un episodio in particolare ed è triste farlo ora in questo modo ma ci tengo a ricordarlo. Sono passati tanti anni, stavamo preparando un concerto di fine corso e tu e tuo fratello mi avevate assegnato un concerto per violino solista di Vivaldi. All’ultima prova con l’orchestra ero terrorizzato perché quel giorno Sandro non era presente e c’eri solo tu, non riuscivo a concentrarmi e sbagliavo di continuo le mie entrate e il solfeggio!

Ad un certo punto sei esploso e mi hai fatto una paternale tremenda!!

Mi hai lungamente sgridato di fronte all’orchestra - e anche in seguito, a prova terminata - per almeno 40 minuti buoni!

Ricordo frasi di fuoco, o che per lo meno a me hanno fatto star male, come “Ti rendi conto che stai facendo perdere tempo a tutti!?” oppure “Ma il solfeggio lo conosci!? Sai contare fino a quattro!?”

Passai una bruttissima serata e anche i giorni seguenti non furono dei migliori ma mi servì molto anche se lì per lì ancora non lo capivo.

Il concerto andò bene e anche i mesi seguenti mi sembrarono più semplici sul violino, come se qualcosa si fosse sbloccato.


Mesi dopo, al termine di un ennesimo concertino di fine corso, ci ritrovammo tutti a mangiare una pizza e quando fu il momento di congedarci mi alzai per andare a casa ma tu e tuo fratello mi diceste di fermarmi un attimo davanti alla tavolata dove molti erano ancora seduti. Dal nulla iniziasti a elogiarmi di fronte a tutti i compagni di corso per come avevo suonato bene, per quanto studiavo per ottenere i risultati che stavo raggiungendo e diceste a tutti di prendere esempio da me...

All’inizio credevo fosse uno scherzo ma dal tuo sguardo capivo che eri sincero e soddisfatto e, nonostante mi sentivo molto in imbarazzo, ero fiero di me stesso perché in quel momento avevo percepito di aver digerito e imparato la lezione ricevuta con la sfuriata di pochi mesi prima.


Se in un certo senso si ha del talento, un valore, e si vuole raggiungere un obbiettivo bisogna realmente farsi in quattro, studiare, studiare e studiare ancora. Non bisogna perdere mai la visione dell’obbiettivo finale che si vuole raggiungere e con costanza perseguire questo obbiettivo. La paura non esiste se si ha un talento da esprimere, bisogna comunicare se stessi mentre si suona e tutto il resto passerà in secondo piano.


Grazie Luca, questo è stato uno degli insegnamenti più importanti (inizialmente umiliante ma in seguito quindi formativo) che tu abbia mai potuto trasmettermi.


Il Nuovo Quartetto Italiano (Luca Simoncini, Demetrio Comuzzi, Luigi Mazza, Alessandro Simoncini)

Naturalmente ti devo molto anche dal punto di vista pratico nelle mille lezioni cameristiche vissute insieme.

Custodisco tantissimi ricordi di tuoi suggerimenti su come cantare una frase, come interpretarla musicalmente concentrandosi realmente su quel che davvero conta per esprimere un qualcosa di magico all’ascoltatore. Per te anche solo un minuscolo dettaglio poteva fare la differenza, e spesso dopo averlo fatto notare suonando con noi (momenti magici) sembrava a tutti cosa ovvia.


Il tuo suono ha rappresentato per tutti noi stupore e momenti di viva emozione. Lo è stato e di certo lo sarà in futuro grazie alle tue incisioni discografiche e ai ricordi dei tuoi allievi.


Il tuo suono e il tuo vibrato.


Costantemente insistevi sul vibrato, sulla quantità e sulla qualità del vibrato perché dicevi sempre che il vibrato è il cuore della musica.

Sai Luca, sono un po’ preoccupato in merito alla concezione dell’uso del vibrato oggigiorno. Sembra quasi si stia andando nella direzione del quasi-sempre-non-vibrato-è-bello! Come se vibrare invece di abbellire fosse al contrario lo sporcare una nota o l’intonazione. Ma tu hai sempre detto che un buon vibrato fa una buona musica, una musica priva di vibrato è come una buona pasta cucinata senza aver salato l’acqua di cottura!

Hai sempre cercato di portare avanti questa idea, che naturalmente arrivava dal tuo Maestro Franco Rossi e dal Quartetto Italiano tutto, ed è un peccato che molti giovani d’oggi forse non conoscano appieno questi illustri Maestri e la loro vera idea di suono.

Pertanto grazie anche per avermi trasmesso tutto questo perché ho come la sensazione che il gusto musicale oggi si stia standardizzando mentre il vero gusto e la personalità di ogni esecutore fatichi sempre più ad emergere.



Il tuo amato Bach ha per te sempre racchiuso un universo di sensazioni.


Ricordo quando ci dicesti una mattina d’estate che il pomeriggio stesso avremo tutti eseguito un movimento di Bach a scelta di fronte a tutti gli amici e compagni di corso. Violinista o violoncellista che fosse doveva mettersi in mezzo alla sala e suonare, e sapevi benissimo che eravamo preoccupati perché naturalmente il preavviso non fu molto. Ma fu interessantissimo, si notarono tantissimi caratteri e modi di pensarlo ma non era un esame o una prova, semplicemente volevi che suonassimo per gli altri - con un pizzico di tremarella - mettendo in mostra chi si era veramente, ed il primo ad applaudire probabilmente eri sempre tu…

Grazie per il Bach che hai regalato al mondo con le incisioni dell'Arte della Fuga (con i Maestri Borciani e Pegreffi) e nell'integrale delle Suites, con il tuo suono, il tuo vibrato e il tuo gusto da moltissimi invidiato perché libero da compromessi filologici.

E a chi dice che oggigiorno non si può più ascoltare un Bach così io dico che si deve ascoltare Bach così, perché è il modo più sincero di esprimere un’idea di gusto riferita ad una musica infinita e sconfinata di sentimento.


Grazie per la tantissima musica studiata e suonata insieme.

Mi balzano alla mente bellissimi ricordi dei quartetti di Mendelssohn, di Schumann, di Dvorak, dell’Ottetto di Mendelssohn che ciclicamente con tuo fratello Sandro volevi suonare con noi allievi così come per i Sestetti di Brahms e l’immancabile sommo Beethoven.


Custodisco gelosamente ogni partitura perché ognuna rappresenta una storia e un episodio.

Come la mia parte del Concerto per quattro violini in Si minore di Vivaldi dove a turno i solisti eseguivano il proprio solo sostenuti e incalzati dal suono del tuo splendido violoncello. Purtroppo però, arrivato il mio turno, smettesti spazientito di suonare e ti alzasti dalla sedia, prendesti l’accendino dalla tasca e bruciasti un angolo della mia parte perché dal tuo punto di vista stavo suonando troppo piano! Probabilmente era vero, ora mi fa sorridere ma che spavento! Ad ogni modo spensi la fiammella all’istante e continuai a suonare come se nulla fosse successo… però suonando molto più forte!


In tutti questi anni, nonostante naturalmente abbia seguito lezioni con molti altri Maestri e coltivato diverse realtà, pensai costantemente ai tuoi insegnamenti. Mi capita spesso di chiedermi come faresti tu o come suoneresti una determinata musica.


Ti ringrazio anche per essere stato presente (quasi a sorpresa) al primissimo concerto del mio Trio. Quella sera eseguimmo il Trio-Satz D471 di Schubert e l’Op. 9 n.1 di Beethoven. Il concerto tutto sommato andò bene e ricordo che nell’eseguire il bis tratto dal Divertimento K563 di Mozart già stavo pensando a cosa ci avresti detto al termine.

Ci sembrasti contento nonostante molte cose forse non ti erano piaciute infatti ci dicesti di passare in Conservatorio a salutarti il giorno dopo, cosa che naturalmente facemmo e non senza strumenti perché sapevamo che volevi darci qualche dritta sul quel programma non studiato con te. Poche cosa qua e là ma molto efficaci che ci aprirono la mente, ce ne andammo salutandoti col sorriso.

E non molto tempo fa, nel 2018, ci facesti insieme a tuo fratello un regalo immenso ovvero quello di suonare insieme a noi del Trio il monumentale Quintetto D956 di Schubert che negli anni ci hai fatto amare, chiedendoci di suonare in apertura il Trio-Satz del nostro primo concerto. Quella sera per me il cerchio si chiuse in un'apoteosi di emozioni che ancora oggi emanano vibrazioni positive.


Luca Simoncini, Alessandro Simoncini e il Trio Hegel

Porto dentro la tua sensibilità e il tuo approccio spontaneo alla Musica e sarà di certo un ricordo costante per me, motivo di riflessioni e di ispirazione.


Mi aiuterà a non farmi distrarre da inutili concetti che nulla hanno a che vedere con la Musica, quella con la M maiuscola… e non dimenticherò mai quel che costantemente dicevi per insegnarci a trasmettere sicurezza, spontaneità e amore nelle nostre esecuzioni:


“Suonate con cuore perché con il cuore si vince, sempre.”



Ciao Luca.





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