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Investire oggi per non raccogliere domani

David Scaroni

Mi sto rendendo conto che questa pandemia sta inevitabilmente enfatizzando molti problemi già presenti da molto tempo nel mondo dello spettacolo in merito agli ingaggi degli artisti.


Più che problemi le chiamerei vere e proprie abitudini malsane e la cosa che più fa arrabbiare è rendersi conto che parecchi Direttori Artistici – o presunti tali – e enti organizzatori ne approfittano con la speranza di fregare qualche artista

Uso proprio il termine fregare perché non è ammissibile proporre a un artista, o a un gruppo cameristico, la propria presenza concertistica offrendo in cambio promesse future di certo senza alcuna garanzia.


Le cose vanno più o meno così: si viene contattati di un ente concertistico che propone un bel concerto nella propria stagione e garantisce un’ottima pubblicità sui social (!!!) con una bella locandina (se la stampa cartacea arriva al formato A3 è oro colato…) affissa ovunque sia possibile!

Interessante, ma il cachet?

A quel punto ovviamente l’artista fa sapere a quanto ammonta il proprio compenso per la prestazione richiesta (si parla pur sempre di lavoro… mi stai contattando perché mi vuoi, e dato che non mi chiedi neanche quanto costo devo dirtelo io!) e iniziano le lamentele o le contrattazioni.

Va detto che i più furbi, dopo la pappardella della visibilità offerta, dicono subito che "quest’anno non ci sono molti fondi disponibili (…poi sai, purtroppo c’è stato il Covid!)",quindi ti chiedono di andare loro incontro a cachet ridotto (o senza compenso!!!) e sarai invitato di certo per la stagione successiva sicuramente a cachet pieno!

Tu potresti anche accettare perché il Festival in questione si presenta interessante (anche se intuisci chiaramente che a farsi bello non sarai di certo tu!) ma hai parecchi chilometri di macchina per recarti al luogo del concerto… "se almeno poteste considerare il rimborso spese più il vitto e l’alloggio….". Risposta: "forse la cena post concerto ci potrebbe rientrare!"


Ma dico… stiamo scherzando?!


Ora, non faccio di tutta l’erba un fascio… ma credetemi che certi trattamenti, o simili, sono molto frequenti. E, come ho scritto all’inizio di questo post, questa pandemia sta elevando al quadrato tutto questo perché è facilissimo sentirsi dire che bisogna stringere i denti e investire per ripartire nei prossimi mesi a pieno regime di ingaggio.


Quindi, se ho capito bene, l’idea dei suddetti Direttori Artistici è che siano i musicisti a dover investire annullando il proprio compenso? Investire pertanto sul nulla… sperando in definitiva sull’ipotetico ingaggio futuro se si accetta di esibirsi oggi a condizioni misere… e pure rimettendoci economicamente!? Gli stessi musicisti che ad oggi sono circa quattordici mesi che non lavorano con serenità e tranquillità!?

E perché non dovrebbe essere la tal Associazione a rischiare oggi per una fruttuosa ripartenza? Perché lo stimato Direttore Artistico non può investire su un artista che porti visibilità al suo ente concertistico? Dimostrerebbe indubbiamente caparbietà manageriale, di certo sarebbe un segnale importante per portare nuovamente il pubblico nelle sale da concerto e sosterrebbe inoltre la ripartenza e il lavoro dei musicisti stessi che oggi si trovano in serie difficoltà lavorative.


E mi rivolgo anche ai colleghi musicisti: abbiamo tutti voglia di ripartire ma non è questo il modo. Speriamo sempre, per nostra indole, che investire possa portare a un gradino superiore di successo e carriera. Ma non bisogna farsi illudere. È ora di bloccare questa metodologia (che ripeto va comunque avanti da anni!) e imporci che il lavoro va pagato!

L’artista ha un valore, una preparazione e una competenza, e non è affatto tenuto a prestarsi investendo il proprio operato per un ente che gli chiede di sacrificarsi ora per un futuro contatto… probabilmente ancora meno sicuro…


È l’ente concertistico che deve rischiare la propria attività e investire sperando in un fruttuoso futuro. Si chiama rischio d'impresa! Può andar bene e può andar male, ma l’attività non è dell’artista ospite che va pagato per quanto gli si chiede.


Chissà se gli stessi soggetti si comportano alla medesima maniera nel privato?

Ad esempio col loro idraulico di fiducia. "Ci sarebbe questa perdita d’acqua. Potresti riparami il tubo? Guarda, quest’anno non ho avuto le entrate sperate ma vedrai che il prossimo anno potrò pagarti. Intanto ti offro un buon caffè (ristretto!) e ti faccio un’ottima pubblicità con i vicini!"




Sempre buona musica a tutti!







Immagine di copertina:

Pietro Longhi (1701-1785), "Il Concerto", 1741, particolare.












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