Awin Una vita con la Musica
top of page
Cerca
  • David Scaroni

Una vita con la Musica

Conobbi il M° Franco Mezzena in occasione di un suo concerto. Suonavo in orchestra accompagnandolo solista nel Triplo Concerto in Do Maggiore op.56 di Beethoven.

Mi colpì subito quel suo modo di suonare così fluido e spontaneo, un gusto musicale semplice ed efficace in ogni passaggio e soprattutto il suo vibrato così morbido e caldo che non era né troppo ampio né troppo stretto ma che semplicemente esprimeva dolcezza.

Trovo molto curioso il fatto che oggigiorno sembra davvero un problema eccedere nell’uno o nell’altro modo (vibrato ampio / vibrato stretto) e questa teoria mi dà spesso molto da pensare.

Alcuni forse potrebbero definire il vibrato del M° Mezzena come un vibrato vecchio stile ma dal mio punto di vista è semplicemente un bel vibrato con il solo scopo di emozionare.


Vecchio stile. Termine ultimamente molto usato che mi fa sorgere una semplice e curiosa domanda: cosa vorrà mai poi dire avere oggi un vibrato vecchio stile!? E' tipo un brutto vizio da perdere o è forse, e piuttosto, lo specchio di un'invidia per una bella e spontanea abitudine ormai perduta? Dico questo perché ho la sensazione che si stia andando nella direzione del suonare quasi sempre senza vibrato. Me lo sento richiedere o proporre sia da colleghi strumentisti (cameristi o orchestrali che siano) che direttori d’orchestra (sia in ambito sinfonico che operistico) perché ormai è risaputo che il vibrato sporca l’intonazione! Avrei molto da ridire su certe osservazioni -ormai sempre più frequenti- ma questa è un'altra storia e probabilmente servirà un altro post...

Per il momento vorrei solo soffermarmi sul fatto che quando si suona con il cuore non conta come ottieni il tuo vibrato e non occorre pensare di continuo se farlo più o meno stretto o quanto rapido. Ovviamente ci sono contesti e contesti che richiedono tipologie di vibrato tra loro differenti, ma credo fermamente che il vibrato definisca la personalità dell’esecutore stesso e per questo motivo rappresenta il cuore della musica in ogni esecuzione.


In quell’occasione, al concerto con il M° Mezzena, percepii di sentirmi di fronte -oltre ad un grande musicista- ad una persona davvero cristallina.

Fu quindi un vero piacere ascoltarlo suonare e fare musica con lui.


Il M° Franco Mezzena studiò molti anni con Salvatore Accardo perfezionandosi all’Accademia Chigiana di Siena e la Hochschule di Freiburg. Si esibì in moltissimi importanti Festival in Europa, Giappone, Stati Uniti e Sud America in qualità di solista e camerista. Ha inciso moltissimi CD per altrettante etichette discografiche e la critica ha espresso unanimi consensi sul suo violinismo. Se si volesse leggere la sua biografia artistica nel dettaglio basterà fare riferimento al link di seguito: Biografia Franco Mezzena.


Molto gentilmente ha acconsentito ad avere con me una breve conversazione che riporto con piacere in questo post.


Con poche domande ho cercato di esplorare totalmente la sua carriera artistica, mi sono focalizzato su aspetti a mio avviso di rilievo e che potessero offrire una visione completa del M° Mezzena come artista e di Franco come persona.


_____________________________________________________________________



- M° Mezzena, la Sua è stata ed è una lunga carriera artistica che annovera importantissimi traguardi musicali negli anni. Vorrei iniziare questa breve conversazione chiedendole quale è stata, se ovviamente ne ha un ricordo, la sensazione che ebbe la primissima volta che prese in mano un violino e riuscì ad emettere il primo suono.


Avevo cinque anni e ricordo ancora l’intensa emozione che provai suonando le corde vuote. Ancor più durante il primo saggio, qualche mese dopo, dove eseguii il Piccolo Valzer di Curci. Dentro di me sapevo già che quella sarebbe stata la mia vita…



- Lei ha studiato e si è diplomato sotto la guida del M° Salvatore Accardo. Riuscirebbe in breve, e con soli tre fondamentali aggettivi, a definire il tipo di didattica di questo grandissimo musicista? Avrebbe un breve aneddoto da raccontare in merito ad una delle Sue lezioni?


Devo molto a Salvatore Accardo. Il suo punto di forza era quello di avere sempre il violino in mano. Ti faceva ascoltare tutto, tantissimi esempi, sempre suonando, e di qualsiasi brano, anche fra i meno conosciuti. Dovevi capire al volo cosa fare per applicare le sue indicazioni. Severo, esigente ma con me anche affettuoso.



Aneddoti tanti, ma ne ricordo in particolare uno molto buffo. Eravamo alla Chigiana di Siena e avevo un piccolo problema con un arpeggio scomodo a quattro ottave dove arrivavo all’ultima nota con il quarto dito un po’ calante. Gli chiesi come fare per risolvere e mi rispose di mettere il dito mignolo più avanti. Ci fu una risata generale. Certo aveva ragione…



- Lei ha suonato per molti anni in duo con Suo padre Bruno nonché con moltissimi altri musicisti di fama internazionale. Che importanza ha avuto la musica da camera nella Sua carriera? Vi è un autore e un’opera cameristica che più la rappresenta e che ama maggiormente?



Certamente avere un padre come il mio è stato fondamentale, anche per l’approccio alla musica da camera. Cominciai a suonare con lui intorno ai diciotto anni sia con il Quintetto Italiano, sia in Duo.

Nonostante questo, per anni mi etichettarono come “tecnicista” perché già da ragazzino mi dedicavo alla musica virtuosistica eseguendo molto Paganini, de Sarasate, Wieniawski ecc. Andando avanti le acque si placarono anche perché la musica da camera era ed è sempre presente nella mia attività concertistica. Il brano cui sono più legato fin da bambino è l’Op.8 di Brahms che mio padre suonava spesso con il suo Trio e che ho suonato moltissimo a mia volta. Due LP che circolavano per casa furono galeotti per appassionarmi allo strumento: il Concerto di Mendelssohn eseguito da Heifetz e quello di Tschaikowsky nell’interpretazione di Kogan. Amo molto, sempre grazie a mio padre, la seconda scuola di Vienna.


- A proposito di incisioni discografiche: la Sua discografia è davvero sconfinata e consta più di 90 CD pubblicati per moltissime etichette discografiche. È inoltre Direttore Artistico e comproprietario delle etichette Luna Rossa Classic e Aria Records. Come vede il mercato del disco odierno dopo l’avvento dei social media e della conseguente facilità di fruizione musicale on-line? Il disco fisico ha perso di importanza o al contrario secondo Lei ha acquisito maggior valore?


Mi piace tanto registrare. Ho avuto anche fortuna, per esempio quando il Prof. Mosetti Casaretto, titolare dell’etichetta Dynamic, mi propose di fissare su CD i 29 Concerti per violino di G.B. Viotti che vennero venduti sia singolarmente che in cofanetto da 10 CD. Fu la prima registrazione mondiale che mi portò ad essere conosciuto su larga scala. Devo dire che questa integrale riscuote ancora un discreto successo, nonostante la pubblicazione risalga a più di dieci anni fa.

Credo che il CD fisico sia più amato da noi musicisti, mentre oggi la stragrande maggioranza del pubblico fruisce delle piattaforme online. Se fosse per me, tornerei agli LP. Il suono analogico è sicuramente il più fedele alla realtà, nel bene e nel male…



- Lei è attivo come docente in moltissimi corsi di strumento e masterclass e molti Suoi allievi sono oggi strumentisti in carriera. Secondo Lei come sta andando in Italia la promozione dei giovani talenti? Secondo la Sua opinione si è perso qualche tassello importante per lo sviluppo della carriera dei giovani o vede un miglioramento in tal senso? Può dare infine una Sua opinione sull’odierno mondo musicale/concertistico?


Ho insegnato per quasi 43 anni nei Conservatori italiani, più corsi in altri conservatori, corsi estivi, tanti anni all’Accademia Musicale Pescarese, diplomando qualche centinaio di giovani violinisti. Amo insegnare così come esercitare il concertismo, perché insegnando imparo molto. Non potrei fare a meno di nessuna delle due attività, finché la salute me lo concede…


Ad "Ariadimusica", scuola romana dove attualmente tengo un corso annuale di perfezionamento sia di violino che di musica da camera, cerchiamo, nel nostro piccolo, di aiutare i giovani meritevoli ad avviarsi alla carriera, promuovendoli con concerti e registrazioni discografiche. L’etichetta Aria Records è nata proprio con questo scopo. I due anni di pandemia ci hanno bloccato, ma ora stiamo riprendendo anche questo percorso con grande entusiasmo.




_____________________________________________________________________


Alla prossima conversazione e buona Musica a tutti!







157 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page